Il rivoluzionario della scrittura

“Per me l’italiano serve ad esprimere il concetto di una cosa, il dialetto ne descrive il sentimento. Il dialetto Siciliano è la lingua dell’intimità”.

“Wider thinking” significa per noi saper sognare e avere la capacità di visualizzare gli obiettivi più ambiziosi, senza alcun limite al proprio pensiero. I wider thinkers sono aperti, positivi, creativi: sanno vedere e cogliere opportunità laddove altri non arrivano. Sono perciò dei grandi innovatori. In questa rubrica vi raccontiamo le storie dei nostri preferiti.

Andrea Camilleri (nato il 6 settembre del 1925 a Porto Empedocle, Agrigento, defunto lo scorso 17 luglio a Roma) era un gentiluomo d’altri tempi, un elegante e raffinatissimo pittore della parola, un intellettuale totale, capace di alternare con padronanza e piglio brillante il registro teatrale, letterario nonché cinematografico e televisivo.

Dagli anni giovanili della sua carriera, tra l’Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico, il Centro sperimentale di cinematografia e i primi incarichi nella Rai di Ettore Bernabei come autore, regista e sceneggiatore (ha legato il suo nome anche alle serie del tenente Sheridan e del commissario Maigret), la sua vita è stato un viaggio appassionante nell’arte e nella conoscenza.

Camilleri ha sempre saputo cogliere con attenzione e acume i cambiamenti del tempo e declinarli ogni volta in maniera metaforica e poetica. Scrittore di vocazione tardiva (ha esordito nella narrativa nel 1978, ha raggiunto il successo nel 1992 con «La stagione della caccia»), con i suoi romanzi ambientati in Sicilia, Camilleri ha fatto conoscere al grande pubblico, italiano e internazionale, la realtà siciliana fuori dagli stereotipi, raccontando l’isola nella sua complessità, poesia e problematicità.

La lingua che ha adottato, una sorta di singolarissimo e acrobatico “pastiche” linguistico, ineccepibile dal punto di vista ritmico e sonoro, poi, è un unicum nell’universo narrativo, difficile all’inizio da comprendere, ma che avvolge progressivamente e conquista per i suoi straordinari sapori lessicali. Chiunque abbia letto le sue immaginifiche storie ambientate a Vigàta potrà testimoniare infatti delle grandi emozioni che hanno suscitato quelle espressioni bizzarre, da “cabbasisi” a “camurria”, da “ammazzatina” a “pirsonalmente di pirsona”, e così via, con cui il suo personaggio più celebre, il commissario Montalbano, si è imposto al pubblico, tanto attraverso le pagine degli innumerevoli racconti di cui è il protagonista, quanto nella loro trasposizione televisiva, l’omonima e fortunatissima serie tv. Continuatore di un cultura che ha le sue radici nell’iconica Sicilia, terra di Verga, Pirandello, e Sciascia, e allo stesso tempo innovatore, per aver elevato un dialetto, il siciliano, al rango di una lingua ufficiale. Questa scelta letteraria, sicuramente molto ardita, è risultata invece fin da subito rivoluzionaria, distinguendo subito Camilleri che, come Dante, ha saputo trasporre letterariamente il parlato in modo sublime, in un atto di assoluta novità che ha attratto schiere di entusiasti lettori in tutto il mondo. Pur avendo sempre ammirato l’italiano “affilato come una spada” di Sciascia, pulito e perfetto, volle seguire un’altra strada nel vestire le sue geniali invenzioni letterarie, forse più vicina al lettore, che gli fruttò numerosi premi letterari, varie lauree honoris causa, addirittura l’omaggio dell’Accademia della Crusca, e non solo. Lo scrittore di Porto Empedocle ha avuto anche la fortuna rara di diventare un classico già in vita. L’affermazione dei suoi libri in Italia ed all’estero è fenomeno sui generis. Così come il trionfo televisivo della fiction Rai su Montalbano, che spopola all’estero anche grazie alla BBC. Per cogliere un aspetto del successo planetario dello scrittore agrigentino, basti pensare che Disney ha trasformato in fumetto la figura letteraria del commissario Montalbano. Camilleri commentò con la sua proverbiale ed efficace verve ironica: «è come aver vinto il premio Nobel». E non era una battuta. Poiché quella della Disney è stata una consacrazione che ha fatto entrare la narrativa camilleriana nella dimensione mitica dei fumetti.

Andrea Camilleri ha dimostrato con la sua vasta e continua produzione letteraria di possedere un talento raro, quello del vero narratore, dell’affabulatore, del cantastorie. Lui stesso si definì un “artigiano della letteratura” ed un “cuntastorie”. La straordinaria capacità dialogica della narrativa camilleriana gli deriva anche dalla sua passione e dalla fine conoscenza della storia e della prassi del teatro. In una tradizione letteraria elitaria ed aristocratica, come quella italiana, è stato un grande merito di Camilleri aver avvicinato alla lettura persone che in vita loro non avevano mai sfogliato un libro. In molti altri ha rafforzato la volontà di leggere, ha creato uno straordinario zoccolo duro di affezionati che non hanno mai perso un suo nuovo romanzo. Con una struttura narrativa chiara ed armoniosa, con una ricerca accurata e particolare delle parole, con il recupero di arcaismi dialettali siciliani e neologismi, è riuscito ad unire ricerca linguistica e divulgazione democratica.

alcuni titoli di Andrea Camilleri

Camilleri era un uomo sincero, che aveva il coraggio di assumersi le sue responsabilità. E’ stato un uomo libero, ha criticato politici di ogni colore e orientamento. Così come il suo personaggio Salvo Montalbano, Andrea Camilleri ha creduto fino all’ultimo nei valori della democrazia, che per lui sostanzialmente era stare dalla parte degli ultimi, dei più deboli. Il suo commissario Montalbano non va mai contro gli operai che scioperano per il posto di lavoro, anzi è con loro solidale; è critico nei confronti dei burocrati e dei politici che si lasciano scappare frasi infelici. Amato indistintamente da vecchi e giovani, da uomini e donne, lo scrittore non si è mai sentito un innovatore della lingua italiana, semmai uno che ha contribuito a inserirvi «un po’ di linfa». Gli piaceva molto essere paragonato a George Simenon, grande giallista e grande romanziere. Del successo ha goduto in modo siciliano, incapace di non condividere con gli altri ciò che è bello. Conscio del suo fascino di grande comunicatore, Camilleri gigioneggiava perfino: «hanno scritto tante tesi di laurea su di me, ma io – raccontava – mi chiedo dove vanno a “riperticare” tutte quelle cose… “

Andrea Camilleri non ha mai inteso o ambìto a essere Simenon. Semplicemente è diventato Andrea Camilleri: Sciascia ha portato il mondo in Sicilia mentre Camilleri ha portato la Sicilia nel mondo. Siano resi onore ed eterna gratitudine a questo grande uomo, a questo scrittore, a questo intellettuale e brillante innovatore, per esserne stato capace.

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