Il genio italiano dell’e-commerce

Insieme ad altri grandi personaggi del calibro di Jeff Bezos di Amazon e Jack Ma di Alibaba, ha contribuito a cambiare il modo di vivere di milioni di persone, attraverso l’e-commerce e le sue intuizioni, portando creazioni di lusso esclusivo nelle nostre case con un click. E avvicinando la Tecnologia all’uomo.

Federico Marchetti

“Wider thinking” significa per noi saper sognare e avere la capacità di visualizzare gli obiettivi più ambiziosi, senza alcun limite al proprio pensiero. I wider thinkers sono aperti, positivi, creativi: sanno vedere e cogliere opportunità laddove altri non arrivano. Sono perciò dei grandi innovatori. In questa rubrica vi raccontiamo le storie dei nostri preferiti.


Federico Marchetti fonda Yoox nel 2000, sintesi perfetta tra la sua visione d’affari e la passione per la moda e il design. Pochi all’epoca sapevano cosa fosse l’e-commerce ma lui aveva già in mente come capire i clienti, anticipare il mercato, immaginare i suoi trend, usando la rete. Dalla sua idea ha costruito un impero da 2 miliardi di euro di fatturato, oltre 4.500 dipendenti, 3 milioni di clienti sparsi in 180 Paesi. Una realtà che meno di 10 anni dopo si quota in Borsa, passando in breve tempo nel listino dei 40 maggiori titoli di Piazza Affari.

Marchetti è un vulcano di idee, è un tipo geniale, tenace, un timido ma cordiale. È nato a Ravenna 48 anni fa ma da sempre è, culturalmente, un cittadino del mondo. La sua la storia è quella di un ragazzo normalissimo, cresciuto nella provincia italiana, che giocava a tennis, passava le giornate a far tutte le cose che fanno i ragazzi in quei momenti della vita, però aveva anche tutti 10 a scuola. Ma soprattutto era un visionario, anzi un “immaginifico” come dicevano i suoi professori. Lo avevano capito dai temi che scriveva. “Sono cresciuto con un gruppo di amici, che tutt’ora sono i miei migliori amici”, racconta Federico con gli occhi che gli sorridono: quando torno a Ravenna, soprattutto in estate, mi ritrovo sempre con loro. Mio padre, Giancarlo, era un gran lavoratore, faceva il capo magazziniere alla Fiat a Ravenna; mia madre, Lidia, era telefonista alla Sip”. In effetti la gioventù di Marchetti somiglia a quelle di milioni di ragazzi italiani.

Ha sempre sognato di fare l’imprenditore. Ci è riuscito mettendo insieme le sue grandi passioni, la moda e il web, con un’idea rivoluzionaria: portare la moda nelle case di tutti, attraverso Internet. Con Yoox e Net a Porter ha generato un modo originale di proporre oggetti esclusivi attraverso i contenuti.

«Ho iniziato la mia carriera lavorativa — racconta oggi Marchetti — come stagista in Lehman Brothers, nel 1993. Mi ero appena laureato e entrai in banca non perché mi piacesse la finanza (anzi, non mi è mai piaciuta) ma come scelta deliberata per “svegliarmi”. Lavoravo 90 ore alla settimana e cominciai a usare Internet, al tempo un perfetto sconosciuto ai più, con l’obiettivo di uscire dall’ufficio a mezzanotte invece che alle 2 del mattino. Lo rifarei e Io consiglierei: è stato una specie di master dove ho imparato tantissimo, non sulla finanza ma sul metodo».

Le origini di Yoox

«Era il Natale del ’99 e avevo in mano il mio business plan, che avevo scritto dopo il lavoro nella società di consulenza Bain, dalla quale mi ero licenziato. Iniziai a cercare degli investitori. Il primo venture capitalist mi disse: che bella idea, ma chi è che ha già investito? E uno dopo l’altro mi ripeterono questa storia. Io pensai: ma la vostra missione non è arrivare primi? Ero senza lavoro e con il debito per il master. E arriviamo al febbraio del 2000, due mesi prima dello scoppio della bolla delle dot.com. Leggendo sui giornali del mitico Elserino Piol, cercai sulle Pagine Gialle il numero di telefono del fondo di venture capital Kiwi, da lui fondato. Al primo incontro parlai con un suo collaboratore. Al secondo con lui e in due settimane firmammo il primo contratto. Era fine febbraio. È rimasto quello il mio modello per fare le cose».

Racconta ancora Federico: “Sono sempre stato appassionato dalla possibilità di mettere insieme gli opposti. Mi piacciono le sfide e risolvere le cose diffi­cili. Mi piacciono i progetti complessi, perché la mia mente lavora meglio nella gestione della complessità. Quando feci il business plan di Yoox, nel 1999, il digitale e la moda erano due opposti che io intendevo mettere insieme e questa sfida mi appassionava, addirittura mi incoraggiava”.

Come Steve Jobs, che non aveva certo grandissime competenze tecniche, Marchetti appartiene ad una categoria di geek che, ragionando da cliente finale, intuisce quello che vuole dalla tecnologia. “Avevo 19-20 anni, ero in Bocconi e fui uno dei primissimi che aveva già il telefonino. Ne ero affascinato nonostante fosse enorme. Allora pensai: se in una mano ho un telefono e sull’altra una macchina fotografica non posso fare nulla. Non possiamo inventarci un unico strumento? Non ero ingegnere, ma da cliente volevo una mano libera».

È anche un tipo tosto. Il suo modello funziona: un nuovo finanziamento da parte di Renzo Rosso (Diesel), 25 milioni di euro, lo spinge ancora più in alto fino a quotarsi in Borsa, con una valutazione di 217 milioni di euro. Dal 2009 Federico si è posto come obiettivo di fondere Yoox con Net-a-Porter, i due leader mondiali dell’online luxury retail che si erano affermati in un mercato in rapida crescita e in continuo mutamento. Ci è riuscito al terzo tentativo, nel 2015, creando Ynap, un gruppo in grado di raggiungere tutte le tipologie di consumatori nel settore del lusso. “Ynap (Yoox Net-a-Porter Group) è oggi un modello di business che vende prodotti e contenuti di altissima qualità, la nostra ‑filosofia consiste in un modello di business che salvaguardi l’esclusività dei brand del lusso e l’immagine delle case di moda attraverso la vendita di prodotti di altissima qualità. C’è chi dice che Ynap sia la Amazon del lusso, per noi è la piattaforma di e-commerce unica al mondo che consente la più alta diffusione e accessibilità di prodotti di fascia alta”.

Federico non si ferma mai: fa base a Milano ma Parigi, Londra, New York, Silicon Valley e tutti quei posti al mondo dove c’è tanta energia sono la sua seconda casa. “Io lavoro molto in mobilità, dallo smartphone. Ho chiuso anche l’affare Ynap su Whatsapp. Quindi le radici sono più importanti come simbolo che come radicamento fisico.” Poi, quando può, torna nella sua casa sul lago di Como a prendere fiato.

Dopo quasi 20 anni, a gennaio del 2018 la proprietà di Ynap è passata al 100% a Richemont, uno dei principali gruppi del settore lusso. Richemont, già azionista, ha deciso la scalata facendo un’offerta per acquisire tutte le azioni di YNAP, valorizzando per circa 5,3 miliardi di euro.  A dare la notizia, lo stesso Marchetti che su Facebook scrive: «La prospettiva di non possedere più il mio 4% non cambia assolutamente il mio impegno imprenditoriale in YNAP. La mia motivazione è stata e sarà sempre sognare ed innovare per i nostri clienti. Essere io il mio primo cliente che aspetta a casa l’ordine con la gioia di un bambino».

Ci sarebbero ancora tante cose da raccontare: ad esempio, della sua passione per il mare e le barche, di quella per il cinema, che l’ha portato a finanziare il restauro di Amarcord di Fellini, o del profondo rispetto della parità dei sessi sul posto di lavoro (a Ynap il 61% dei dipendenti sono donne e le top executives guadagnano il 14% in più della media). Se questa storia che abbiamo raccontato vi è piaciuta, restate in contatto con lui: Federico promette di stupire ancora.

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