Happy birthday GOOGLE!
Il 27 settembre di 21 anni fa nasceva ufficialmente il motore di ricerca destinato a cambiare radicalmente la vita di tutti noi, diventando in poco tempo uno strumento indispensabile per la navigazione online, ma non solo.

“Wider thinking” significa per noi saper sognare e avere la capacità di visualizzare gli obiettivi più ambiziosi, senza alcun limite al proprio pensiero. I wider thinkers sono aperti, positivi, creativi: sanno vedere e cogliere opportunità laddove altri non arrivano. Sono perciò dei grandi innovatori. In questa rubrica vi raccontiamo le storie dei nostri preferiti.
Due studenti di dottorato in Scienze informatiche a Stanford all’epoca ventitreenni, Larry Page e Sergey Brin, accomunati dalla missione di voler organizzare la conoscenza e renderla universalmente accessibile a tutti, inventano PageRank, l’algoritmo in grado di analizzare, valutare e catalogare tutti i contenuti presenti su internet indicizzando le pagine web, in modo da poter fornire la giusta risposta a tutti gli interrogativi possibili dei navigatori dell’allora confusissima Internet. Da questa idea, in un garage a Menlo Park in California, è nato Google.
Come accade a tutte le start-up del mondo, i primi soldi furono reperiti grazie a una raccolta fondi tra parenti, amici e familiari: per partire potevano contare solo su 10 dischi rigidi da 4 Gigabyte, che erano stati montati in un server fatto di Lego. Così mano a mano che sarebbero cresciuti, potevano semplicemente ricavare più spazio continuando ad aggiungere mattoncini. Oggi questa Lego «house» è esposta al campus di Stanford.
Storia e leggenda
Non tutti però sanno che Google è effettivamente nato dall’intuizione di un italiano, Massimo Marchiori, matematico di Venezia, che nel 1997 incontra Page a Santa Clara, in California, durante la sesta conferenza internazionale sul World Wide Web, e gli presenta Page Hypersearch, un promettente motore di ricerca. E’ questa la tecnologia di base da cui ha preso vita Google. La differenza, per ammissione dello stesso Marchiori, l’hanno fatta Page e Brin. Una differenza tangibile: oggi Google è Il sito più visitato al mondo (fonte: vodien.com), utilizzato dal 98% dei navigatori del web. Un impero economico capitalizzato in circa 850 miliardi di dollari (fonte Wired), che ne fattura annualmente oltre 136, con oltre 90 mila dipendenti nel mondo, quotato in borsa tramite Alphabet, la holding del gruppo, il cui titolo, collocato a 85 dollari nell’agosto del 2004, ne vale adesso oltre 1.200. Non solo: il sito ha 3 miliardi di ricerche quotidiane, il sistema operativo Android per gli smartphone supera i 2,5 miliardi di utenti, 1,5 sono gli account attivi di GMail e via discorrendo, con cifre sempre a nove zeri. Il loro genio non è stato solo tecnologico: Page e Brin hanno inventato un nuovo modello di business, basato sulla vendita della pubblicità, che ha consentito alla neonata azienda di raggiungere in breve tempo una posizione dominante sul mercato della web advertising.
C’è qualcuno che si morde le mani per aver mancato l’occasione di acquisire Google in tempi non sospetti: i motori di ricerca all’epoca esistono già (Yahoo! e Altavista erano i più cliccati) e funzionano bene. I due ragazzi infatti, dopo aver creato la prima versione del motore di ricerca, decidono di rivolgersi a una delle aziende più potenti nel mondo della tecnologia, appunto Yahoo, alla quale propongono di essere comprati per un milione di dollari. La società mostrò davvero poco interesse per il progetto, in netto contrasto con la cifra che ha offerto poi nel 2002 — tre miliardi di dollari — per acquisire il motore di ricerca che, in pochi anni, aveva già fatto notare tutti il suo potenziale. Ma l’offerta venne rifiutata. E oggi Google vale circa 200 volte di più.
E non tutti sanno che Google, partito con il nome sperimentale di Backrub, in realtà si sarebbe dovuto chiamare Googol, ossia la definizione del numero 1 seguito da 100 zeri: fu questo il nome autentico scelto dai due fondatori, con l’idea di voler rappresentare il concetto della vastità del web. All’atto della registrazione del dominio, però, pare non si ricordassero come si scrivesse esattamente (oggi ci sarebbe Google stesso a fugare prontamente ogni dubbio!) e così avvenne l’errore da cui venne creato involontariamente uno dei nomi oggi più famosi al mondo. Ma le leggende sulla sua nascita sono tante, a testimoniare quanto importante sia diventata oramai questa invenzione, che è andata ben oltre l’innovativo motore di ricerca delle sue origini. L’impero Google/Alphabet oggi è un universo composto da centinaia di aziende, i cui prodotti più famosi e utilizzati, praticamente indispensabili, sono: Android, GMail, Chrome, Drive, Calendar, Maps, Earth, Apps (Documenti, Fogli, Presentazioni, Moduli…), Foto, YouTube, PlayStore, News, Traduttore, Assistente vocale. E poi vari device: Chromebook (pc), Pixel (smartphones), Chromecast (tv).
Nulla fu lasciato al caso, fin dall’inizio di questa straordinaria avventura: anche i colori delle lettere del logo hanno un preciso significato. Sono stati usati infatti i colori primari. Quindi si inizia col blu, segue il rosso, arriva il giallo, poi torna il blu. Mentre il verde scala fino alla L, scombinando l’ordine. Solo un modo per far capire che la società pensa diversamente e non segue le regole.
I fondatori
Con un patrimonio personale superiore ai 50 miliardi di dollari Larry e Sergey si posizionano rispettivamente al 12esimo e 13esimo posto nella classifica Forbes degli uomini più ricchi del mondo. In un’intervista al Time, Page ha dichiarato: «Se fossimo stati motivati dal denaro, avremmo venduto Google molto tempo fa e avremmo passato il resto della nostra vita su una spiaggia».
«Larry pensava sempre in grande immaginando il futuro dell’azienda» ha dichiarato Craig Silverstein, il primo dipendente Google. E Sergey la pensava allo stesso modo». Entrambi sono diffidenti nei confronti dell’opinione comune. «I miei genitori mi hanno insegnato che molti dei grandi scienziati di tutti i tempi, hanno avuto successo perché hanno ignorato l’opinione diffusa e hanno seguito il proprio intuito. Oggi so che l’imprenditoria funziona allo stesso modo. Le persone che violano l’ortodossia sono le persone che cambiano il mondo».
Crescere in un ambiente in cui si mastica matematica e informatica tutti i giorni è stato fondamentale per i due geniali inventori. I genitori di Larry erano professori di Informatica alla Michigan State University, il padre di Sergey insegnava matematica alla University of Maryland, la madre è uno scienziato aerospaziale. «Siamo stati abbastanza fortunati da avere il primo computer in casa nel 1979» ha raccontato Page. «Era enorme e costava un sacco di soldi. Dopo quell’acquisto quasi non potevamo più permetterci di mangiare. Mi sono sempre piaciuti i computer perché ti permettono di fare molte cose». Per Sergey, invece, il Commodore 64 è il regalo di compleanno dei 9 anni.
Larry e Sergey hanno frequentato entrambi la scuola Montessori, in cui l’apprendimento è regolato dai ritmi dello studente. «Credo che questo metodo abbia contribuito al nostro successo. Ci ha allenato a non seguire le regole e a fare le cose in maniera diversa dagli altri» ha spiegato Sergey.
Presente e futuro
Dal 2015 la galassia Google si è riunita sotto il cappello di Alphabet, la holding che controlla tutte le attività del gruppo. Larry Page ne è il CEO, Sergey Brin il Presidente. Da agosto dello stesso anno Google ha un nuovo CEO: Sundar Pichai, che ha fatto una carriera straordinaria in azienda in soli 12 anni. Persona dai modi gentili e pacati, Pichai è un CEO low profile, ma è il più pagato al mondo. Ce l’ha fatta, grazie a un mix incredibile di umiltà, determinazione e competenze. Appassionato di tecnologia, ha metodo, visione e strategia sopraffina. È ambizioso, intelligente, talentuoso. È un nerd, con una capacità incredibile di prevedere il futuro. Larry Page il giorno in cui lo ha presentato al mondo, ha dichiarato: «Ha una profonda esperienza tecnica, grande occhio per il prodotto e fantastiche capacità imprenditoriali. Questa rara combinazione lo rende un grande leader. Sundar è capace di dire le cose che direi io. E spesso lo fa meglio».
Con lui Google punta a trasformarsi da motore di ricerca a intelligenza artificiale pura. «Viviamo in un’epoca esaltante. Affronteremo sfide globali con strumenti sempre più intelligenti. Il machine learning e l’intelligenza artificiale stanno cambiando non solo il mondo dei computer, ma anche il modo in cui noi affrontiamo problemi che non siamo mai stati in grado di risolvere prima» ha dichiarato Pichai, che sull’intelligenza artificiale punta tutto.
«Abbiamo fatto un sacco di cose che sembravano folli al momento. Molte di quelle cose folli hanno ora più di un miliardo di utenti, come Google Maps, YouTube, Chrome e Android. E non ci siamo fermati lì. Stiamo ancora cercando di fare le cose che gli altri considerano pazzi, ma noi siamo super eccitati». E per farle Sundar Pichai sembra proprio l’uomo giusto.
Curiosità
The internship_Gli stagisti (2013), il film di Shawn Levy con gli interpreti made in Usa Vince Vaughn e Owen Wilson, è stato quasi interamente girato nella sede di Google a Mountain View, California. Alla fine del film, appare in un cameo lo stesso Sergey Brin.